Elena Ameduri

Biografia

Sono nata nel 1988 e vivo a Caravaggio, un piccolo paese immerso nella Pianura Padana.
Contabile nella testa ma creativa nell’anima, per me la fotografia è uno strumento per immortalare l’unicità di un momento.
La cosa bella della fotografia è che chi scatta può scegliere cosa comprendere e cosa escludere, ogni scatto contiene un piccolo mondo e la fotografia è una finestra sull’anima dell’autore, un mezzo per mostrare agli altri la propria visione delle cose e per trasmettere un’emozione.

Immagini

Il controllo

Il mondo è davvero pieno di pericoli e vi sono molti posti oscuri, ma quelli che mi tolgono il sonno sono i meandri in cui il demone si è annidato.
Un tempo sognavo e lo chiamavo amore; a quei tempi il mondo del sogno era più reale dell’esistenza, ora questi sogni hanno perso il loro smalto e hanno rivelato la loro anima insalubre.
Ora gli incubi si mescolano incrociandosi alla mia esistenza tanto da non farmi più scindere cosa sta nella mia testa e cosa sta fuori.
Il demone è uscito, sento la sua presenza costante; la sua lingua di fuoco imprime ad ogni parola un marchio infernale, una cicatrice nella mia anima ormai esausta.
I suoi occhi mi scrutano costantemente, lui è ovunque anche se sono sola.
Sono sola in questo mondo colmo di anime distratte, la mia vita è mera finzione, il mio essere ormai non vale più nulla, la mia esistenza ha come unico scopo quello di nutrire il suo bisogno di dilaniare qualcosa.
Cammino su questa terra ma è come se non ci fossi e solo tu, purtroppo, mi vedi e mi attendi.

Caravaggio 2.0

Un timido omaggio al mio concittadino, a colui che per una vita intera dipinse la luce e come un primordiale fotografo la faceva sua.
La luce era la vera protagonista e lui, attraverso il suo pennello, decideva cosa includere e cosa escludere dalla scena.
Le sue opere sembrano istantanee di un momento, la sua visione è impietosa e non filtra il brutto dell'epoca: se lo sporco fa parte della scena illuminata questo viene rappresentato, la sua arte non viene mediata dalla cultura del tempo e la luce rivela ogni cosa.
Inoltre le sue opere sono ricche di simbolismi, nella mia foto la mela in primo piano vuole rappresentare l'individualità, la prosperità e la resistenza, caratteristiche a lungo idolatrate da dietro una cornice, che sia quella di un tablet o quella di uno smartphone.
Ma questa visione ora inizia ad essere superata,essa risulta ormai vecchia e avvizzita, come le foglie che la attorniano; la luce proveniente da destra illumina un'immagine più semplice e meno lusinghiera, di un gruppo di mele che sembrano quasi sorreggersi a vicenda.
Il pennello del Caravaggio racconta una storia e il mio sogno più grande è che la mia macchina fotografica possa fare lo stesso.

La follia

Siamo tutti un po' folli in questo mondo frenetico.
Ogni giorno ci svegliamo non con la sveglia biologica ma con la sveglia di plastica.
Ci prepariamo, mettiamo il nostro completo migliore per affrontare il giudizio di persone a cui non interessa niente di noi.
Ci incravattiamo anche se la cravatta ci stringe ìl collo come un cappio; passiamo fuori casa la maggior parte del nostro tempo e parliamo più con sconosciuti di argomenti privi di contenuto, che con le persone a cui teniamo.
Tutti frapponiamo qualcosa tra noi e il mondo, qualcosa che protegga la nostra sensibilità o che ne nasconda la nostra totale mancanza...e così indossiamo la maschera che la società ci impone, o magari anche più di una...e che fatica riconoscere quale è quella giusta da
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abbinare all'abito!
Ma cosa succederebbe se un uomo una volta tornato a casa si desse la possibilità di spogliarsi di tutto e di perdersi nel vuoto dei suoi pensieri?
Finalmente potrebbe lasciarsi andare, essere se stesso, rilassare il volto, sgranare gli occhi e smarrirsi nella sua unicità... sarebbe da considerare più folle ora o poco fa, quando indossava il suo travestimento?

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